Approvato dalla Conferenza Stato Regioni l’11 gennaio, suddivide i 400 milioni di euro previsti per gli investimenti in meccanizzazione agricola tra le regioni. Rimangono alcuni nodi da sciogliere
È in arrivo per comparto delle macchine agricole un’iniezione di risorse dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
Su proposta del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, l’11 gennaio 2023 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il decreto ministeriale riguardante la ripartizione tra regioni e province autonome dei 500 milioni di euro del Pnrr destinati all’innovazione nella meccanizzazione del settore agricolo e alimentare.
400 milioni per il rinnovo del parco macchine
Prima di illustrare le novità introdotte dal decreto, ora alla firma del ministro Lollobrigida, ricordiamo che il Pnrr prevede 5 misure riguardanti l’agricoltura:
- Sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo;
- Parco Agrisolare;
- Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare;
- Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche;
- Contratti di filiera e di distretto.
La misura Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare (missione 2, componente 1, investimento 2.3) è quella con la minore dotazione finanziaria. Sul piatto ci sono 500 milioni di euro, di cui 400 milioni dedicati allo svecchiamento dei mezzi agricoli e 100 milioni indirizzati all’ammodernamento dei frantoi oleari.
Secondo quanto riportato sul sito del Masaf (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), i 400 milioni devono sostenere investimenti per il rinnovo del parco macchine che permettano l’adozione di tecniche di precision farming e l’uso di tecnologie di agricoltura 4.0. L’obiettivo è ridurre le emissioni inquinanti, l’impiego di agrofarmaci e i consumi di acqua nei campi.
Fondi Pnrr, quali beneficiari?
Il decreto appena approvato individua nel Masaf l’amministratore centrale degli interventi Pnrr. Il Ministero supporta le regioni e province autonome che rimangono i soggetti attuatori dei bandi per l’allocazione delle risorse.
Beneficiari degli aiuti sono le aziende agricole e le imprese agroindustriali titolari di frantoi oleari, mentre sono escluse quelle che hanno beneficiato di aiuti illegittimi da parte dell’Ue e che sono in difficoltà economica (definite nella sezione 2.2, punto 26 degli Orientamenti Ue per gli aiuti di Stato nei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali 2014-2020).
I sostegni alle aziende sono concessi nella forma di contributi in conto capitale fino al 40% o al 50% dei costi di investimento. L’aliquota varia a seconda delle regioni. In ogni caso, è da evitare il doppio finanziamento di un progetto.
Un po’ per uno, ma al Mezzogiorno di più
La tabella dell’allegato 1 al decreto ministeriale, riporta le risorse assegnate a ogni regione e provincia autonoma sia per il fondo destinato alla meccanizzazione agricola che per quello dedicato ai frantoi.
Come previsto dall’articolo 2, comma 6 bis del decreto-legge 77/2021, convertito in legge n. 108/2021, almeno il 40% dei fondi della misura è destinato alle regioni del Mezzogiorno. Le dotazioni maggiori vanno alla Puglia (più di 47 milioni), alla Sicilia (oltre 44 milioni) e alla Sardegna (più di 30 milioni).
Discrete iniezioni di risorse anche per Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte, rispettivamente con 29 e 26 milioni di euro circa. Solo 5 milioni di euro vanno al Molise e alla provincia autonoma di Trento, mentre la Valle d’Aosta ottiene poco più di un milione e mezzo di euro.
È possibile la riassegnazione delle risorse non utilizzate, quindi dopo che le regioni e province autonome avranno comunicato al ministero gli importi complessivi delle richieste di contributo ricevute, in caso di mancato esaurimento dei fondi, ci sarà una ridistribuzione delle somme rimanenti. Il criterio sarà proporzionale ai soggetti attuatori che devono finanziare ulteriori progetti in graduatoria.
Pronti, partenzia via? Non ancora!
A differenza degli interventi regionali per i frantoi, i bandi per l’ammodernamento dei macchinari agricoli non possono ancora partire perché serve un ulteriore decreto ministeriale che stabilisca le modalità di attuazione, le spese ammissibili e la cumulabilità degli aiuti.
Fondi ad elettrico e biometano, c’è dibattito
In merito alla tipologia di macchine incluse tra le spese ammissibili, il dibattito è vivo. In data 15 dicembre 2022, Lollobrigida ha dichiarato a Ilsole24ore: “Il Pnrr riserva fondi a trattori elettrici o a biometano non disponibili sul mercato in dimensioni e caratteristiche tali da permetterne un utilizzo in agricoltura. Stando a dati del 2021, su 5mila mezzi venduti solo 12 sono elettrici”.
Secondo Lollobrigida, “per ridurre le emissioni di CO2 va incentivata la sostituzione delle trattrici di vecchia generazione, più inquinanti, con macchine Stage V che presentano emissioni notevolmente ridotte”.
Parole ben accolte dalla Federazione dei commercianti di macchine agricole Federacma. “Raggiungere 10mila beneficiari entro fine 2024 e abbattere le emissioni del 95% sostituendo i trattori attuali solamente con quelli a trazione elettrica o a biometano è impensabile“ afferma Andrea Borio, presidente di Federacma.
“Meglio seguire un’altra strada – aggiunge Borio. Considerata la mole di trattrici immatricolate prima del 2000 e le 560mila unità sprovviste di protezioni oggi in circolazione, conviene destinare i fondi a mezzi con potenza massima di 120 cavalli andando così a sostituire in primo luogo i trattori vetusti ante 1996. Noi siamo pronti a sostenere il ministro Lollobrigida nella stesura di regole che permettano di coinvolgere il maggior numero possibile di imprese agricole”.
Fonte: AgroNotizie